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A oltre un mese dalle ultime voci, un altro soggetto nella scena del Polo Nautico. 
Il nome é ben più conosciuto dei precedenti e ... udite udite ! ... si parla anche di "grande albergo a San giuliano"... 

                                                                                                              by Revi

Martedì, 18 Ottobre 2005
Benetton e Umana si affacciano in laguna
Il primo vuol costruire un albergo a San Giuliano, il secondo oggi acquista 40 ettari dell’area dei Pili per 5 milioni d’euro
Benetton vuole costruire un grande albergo a San Giuliano, è interessato al Fontego dei Tedeschi e all'area ex Italgas di Santa Marta. Oggi Luigi Brugnaro, padrone di Umana e sponsor della Reyer femminile, con tutta probabilità diventerà padrone dei Pili, una quarantina di ettari di terreno in gronda lagunare, la porta di Venezia.

La terraferma sta vivendo un momento di fervore che fa a pugni con la crisi economica che stanno vivendo i suoi abitanti e molti dei suoi commercianti. Ma, probabilmente, è proprio in questi momenti che chi ha le possibilità e uno sguardo sufficientemente ampio sul futuro riesce a realizzare opere in grado di cambiare il volto di una città.

Di questo è convinto il sindaco Massimo Cacciari che, come spiega nell'intervista che pubblichiamo qui a fianco, è uno dei più convinti assertori della necessità di lavorare assieme ai privati.

Il piano regolatore prevede un albergo, nell'ambito del più generale sviluppo del Parco di San Giuliano e - ci aggiunge Cacciari - di tutto il "water front", il fronte sull'acqua, che potrebbe diventare una nuova città nella città. Benetton si è incontrato la settimana scorsa con il sindaco di Venezia: il primo cittadino ha illustrato all'imprenditore tutti i progetti dell'amministrazione veneziana su Mestre e su Venezia, e Benetton gli ha risposto illustrando i suoi, di progetti.

Luigi Brugnaro, invece, è l'unico imprenditore che ha fatto un'offerta al Demanio per l'acquisto dei 40 ettari dei Pili messi all'asta: con 5 milioni di euro si porterà a casa un terreno inquinatissimo da ogni genere di rifiuti industriali, ma strategico per il futuro di Mestre e pure di Venezia, visto che costituisce una delle porte naturali di accesso al centro storico.

Non è da escludere che tra Brugnaro e Benetton ci sia già un'unione d'intenti, perché la famiglia trevigiana guarda con interesse alla parte nord del fronte acqueo di San Giuliano, mentre Brugnaro oggi acquista la parte sud e il progetto, nel suo insieme, è davvero ambizioso: un albergo di lusso con ristorante, poi c'è il parco di San Giuliano, poi la viabilità di accesso a Venezia e, proseguendo, l'area dei Pili dove potrebbe sorgere una nuova darsena.

Da tutto questo il Comune che cosa può ricavarci? La valorizzazione dell'area e il suo utilizzo anche per i fini pubblici. In che senso? La realizzazione dell'albergo porterà fondi per completare il parco di San Giuliano, e in particolare il Polo Nautico, inoltre l'amministrazione veneziana potrà rivedere il piano dei parcheggi - coordinandolo con la nuova viabilità che uscirà dopo la realizzazione del cavalcavia di San Giuliano - e fare dei Pili un'area di servizio per il Parco, per il Vega e per tutta la zona circostante che comprende anche i vecchi depositi dell'Agip, naturale continuazione - fino al canale Brentella - del Parco scientifico e tecnologico.

Il Comune di Venezia, in definitiva, non ha fatto valere alcun diritto di prelazione su quei 40 ettari, anche perché gli uffici tecnici hanno valutato che non vi sia alcun interesse per l'amministrazione - e che in ogni caso gli spazi per la nuova futura viabilità sono garantiti, - ma potrebbe promuovere una Stu (Società di trasformazione urbana) assieme ai privati: questi mettono i soldi, Ca' Farsetti le idee per la città.

Elisio Trevisan

L’INTERVISTA AL SINDACO IN VISITA AL SUO NUOVO UFFICIO DI MESTRE
Cacciari: «Occasioni straordinarie»
   
(e.t.) «Ci sono occasioni straordinarie da usare al meglio, noi non abbiamo più un centesimo, quindi dobbiamo lavorare fianco a fianco con i privati». Massimo Cacciari è sbarcato a Mestre, nel Municipio appena restaurato, per visitare il suo nuovo ufficio che sarà pronto tra qualche giorno. È nelle sale di via Palazzo che intende passare buona parte del suo mandato da primo cittadino, perché la terraferma è la fiamma che contribuisce a tenere accesa anche la fiaccola di Venezia. Le occasioni cui si riferisce sono il completamento del parco di San Giuliano, l'area dell'Umberto I, i 40 ettari dei Pili, il completamento del Vega Parco scientifico, l'area di Tessera, il rilancio di Porto Marghera.

Operazioni in grado, da sole, di cambiare davvero il volto della città di terraferma per i prossimi 30 anni.

«Operazioni rese possibili dagli strumenti urbanistici che abbiamo impostato dieci anni fa e che oggi sono operativi. È naturale, dunque, che in questa fase si facciano avanti imprenditori di grosso calibro, io ne vedo due o tre al giorno (Benetton, Caltagirone, Brugnaro di Umana, Marinese per il calcio Venezia e altri di cui per il momento non dico il nome). D'altro canto sono operazioni che noi non riusciremmo mai a realizzare da soli, perché non abbiamo un centesimo in cassa. Ricapitolando: abbiamo gli strumenti urbanistici che disegnano la città futura, ora ci sono pure gli imprenditori che sono pronti ad investire per realizzare i nostri progetti. Basta partire, e io intendo far tutto quanto è nelle mie possibilità perché si possa partire entro pochissimi mesi».

I privati mettono i soldi, ma non è così automatico che i cantieri possano partire: l'Umberto I, ad esempio, è dell'Ulss, per le aree di Tessera (stadio e nuovo Casinò) bisogna mettersi d'accordo con la Save (aeroporto); insomma non basta che i privati firmino gli assegni.

«No, è assolutamente indispensabile una concordia tra le istituzioni, ma non vedo alternative. Il riutilizzo dell'ospedale al mare del Lido, ad esempio, porterà soldi nelle casse dell'Unità sanitaria ma renderà possibile realizzare anche il nuovo palazzo del Cinema. Voglio dire che la convenienza è reciproca».

E l'Umberto I? È la naturale continuazione di piazzale Candiani e di piazza Ferretto, lo riempiamo di case e negozi? Non è il massimo per rivitalizzare un centro cittadino.

«L'Ulss ha la necessità di valorizzare le aree che vuol vendere, il Comune dal canto suo deve garantire che si realizzino anche opere con forte impatto sociale, residenze protette e altro, e che l'area che si renderà disponibile dopo l'apertura del nuovo ospedale si integri con il centro storico della terraferma».

Benetton, dopo Venezia, si interessa anche alla terraferma?

«Sì, ha progetti per l'area ex Italgas di Santa Marta, il palazzo delle Poste a Rialto (Fontego dei Tedeschi) e l'area di San Giuliano».

Nasce un albergo, ma il Polo Nautico resta ancora al palo.

«Lo ripeto per l'ennesima volta: gli utenti di punta San Giuliano, gli sportivi, dovranno essere garantiti, e noi lo assicuriamo. Ma solo chi investe in quell'area e costruirà l'albergo potrà avere interesse a gestire e realizzare una marina, quindi la struttura dovrà avere le caratteristiche che salvaguardino chi voga, rema e va a vela, ma anche la redditività dell'investimento»

Il Polo Nautico, però, fa parte integrante del progetto dell'architetto Di Mambro per il Parco di San Giuliano, e non a caso non si chiama darsena o marina, perché ha caratteristiche diverse.

«E noi le vogliamo garantire, solo che non potranno essere esclusive. Parliamoci chiaro, anche se avessimo i soldi - e non li abbiamo - per fare il Polo Nautico, il problema non cambierebbe di una virgola perché il vero problema, ormai, è nella manutenzione, per tutte le strutture pubbliche. Il Parco, se vogliano tenerlo bene, ci costa 2 milioni d'euro l'anno e noi quest'anno, se proprio va bene, riusciremo a tirar fuori 800 mila euro. Che cosa vogliano fare?»

Privati, privati e privati, se questa è la strada, possibile che non se ne trovi uno che metta soldi anche per il Candiani?

«Dura, molto dura. Un teatro non ci sta, per gli uffici è scomodo, per il Museo di Mestre è inadatto, e non ci sono spazi sufficienti per esposizioni d'arte moderna. Usiamolo in modo polifunzionale, per audiovisivi, fotografie, multimedialità. Ma non so se questo possa bastare a reggere e mantenere una mole simile».

A proposito di Museo, lei dice che il Candiani è inadatto, ma sono anni che se ne parla e non è possibile che non esista uno straccio di spazio dove sistemarlo.

«Purtroppo non è più questione di spazi, ma di soldi. Per fortuna c'è quasi un accordo con la Fondazione Venezia e probabilmente riusciamo a chiudere. 
D'altro canto per Mestre i due grandi crucci che ho sono proprio il Museo e la Biblioteca civica. 
Questa, in particolare, non ha nessuna possibilità di nascere grazie ad una sinergia con i privati. Dobbiamo farlo noi, con le forze pubbliche: per il momento ci accontenteremo di allargare gli spazi della sede attuale in via Miranese. Poi una soluzione definitiva e degna di Mestre potrebbe essere villa Erizzo in via Carducci, ma solo a patto di poter usare gli spazi dietro. Oppure l'ideale sarebbe la Standa, ma la proprietà chiede una vera follia per venderla».