CIRCOLO VELICO CASANOVA

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Lunedì, 31 Luglio 2000
 
Subsidenza, trent'anni dopo
Dalle intuizioni di Salgari agli studi che hanno definito la perdita dei 23 centimetri
 
Laura Carbognin studia la subsidenza da trent'anni. E' dal tempo in cui è stato istituito a Venezia l'Istituto grandi masse del Cnr che indaga sulla complessità del processo di sprofondamento della laguna, con quello che ci sta sopra: Rialto, San Marco, Burano, Cavallino, Chioggia. E le barene.

Già nel 1980 ha detto: "Sono andati perduti ventidue centimetri e mezzo di franco altimetrico". Arrotondando: 23. Ora, dappertutto, si ripete "Venezia è sprofondata ventitrè centimetri"...

Ci sarà stato qualcuno che di sprofondamento, in generale, ha parlato prima di allora?

"Si certo: Salgari".

Salgari?"Salgari. In modo scherzoso le dico che ne "La regina dei Caraibi" Salgari ha parlato, anche con qualche attendibilità, del bradisismo veneto polesano. Il concetto di bradisismo era noto da tempo. Fra gli appartenenti al mondo scientifico naturalmente sono da ricordare Pietro Leonardi, geologo veneziano, Joseph Poland, americano, interpellato dall'Unesco, e, in ambito Cnr, Paolo Gatto, personalità di grande eclettismo scientifico nonchè Giuseppe Mozzi, colleghi questi dell'Istituto grandi masse cui appartengo. Anche altri l'han detto".

Così si esprime Laura Carbognin, ricercatrice del Cnr, da vent'anni membro italiano del "Gruppo Unesco studi subsidenza nel mondo", persona cui, ormai, si fa riferimento quasi esclusivo in fatto di subsidenza e pure di eustatismo, almeno quello dei pressi di casa nostra.

Dello sprofondamento del territorio lagunare, con quanto ci sta sopra, andiamo riferendo ormai da diversi anni. E' possibile ritenere che tale termine non sia più troppo misterioso. Nè troppo occulte le conseguenze della perdita di 23 centimetri sui livelli lagunari. Non sono, peraltro, di perduta memoria le esternazioni di chi ha ritenuto che l'individuazione nella subsidenza di tutti i mali di casa nostra avesse lo scopo di nascondere le responsabilità, nel dissesto lagunare, del canale dei petroli e dell'approfondimento delle bocche di porto. Torniamo, dunque, sull'argomento, "in diretta" con Laura Carbognin.

Quando a Venezia si è incominciato a dubitare che fosse in corso un processo di sprofondamento della laguna e, quindi, anche della città? Al tempo della Repubblica di San Marco non pare albergassero dubbi del genere.

"Direi che il vero allarme risale agli anni Sessanta quando ci si chiese perchè le acque alte si verificavano con frequenza sempre maggiore. La consapevolezza scientifica della possibilità di un abbassamento naturale del suolo, come detto, esisteva da tempo. Si sapeva altresì che il livello del mare non è stazionario dopo che le grandi glaciazioni e deglaciazioni avevano prodotto in epoche geologiche e protostoriche differenze di molte decine, di centinaia di metri. Infine dalle conoscenze e dalla casistica mondiale erano note le conseguenze che, in presenza di certi suoli, possono provocare le estrazioni intensive di acque sotterranee, come allora si stava effettuando a Marghera".

Voi avete determinato la perdita del franco altimetrico dei nuclei urbani lagunari dall'inizio del Novecento in 23 centimetri, distinguendo: 2,8 per subsidenza naturale; 11 a causa dell' estrazione di acqua dal sottosuolo (di Marghera); 9 per eustatismo, cioè, per aumento del livello del mare. Appare particolarmente misterioso il modo con il quale siete arrivati a determinare in 0,4 mm il tasso annuo recente di subsidenza naturale ed in 1,3 quello medio di sprofondamento del territorio nel periodo evolutivo della laguna prima dell'intervento dell'uomo. Un tasso che, in duemila anni, comporta uno sprofondamento pari a due metri e sessanta, in diecimila a 13 metri, in tempi geologici a qualche centinaio."E' da ricordare innanzitutto che sono stati terebrati pozzi esplorativi: il più importante, per le risposte che ha fornito, denominato Venezia 1 Cnr, essendo sceso sino alla profondità di 950 metri laddove si pone il confine fra Quaternario e Pliocene, un paio di milioni di anni fa. Le carote in continuo che sono state estratte hanno consentito ai geologi la conoscenza metro per metro delle caratteristiche del sottosuolo, dal punto di vista sedimentologico, granulometrico, petrofisico. In esse è scritta una storia lunga, come detto, un paio di milioni di anni, quando qui sotto è stato mare, quando palude, quando laguna, quando continente, piante, alberi, e quando ancora laguna; quanto, infine, era il tempo intercorso fra l'inizio e il termine del formarsi di ognuno di questi orizzonti. Una volta conosciute queste caratteristiche, la misura, mediata, della subsidenza è stata fatta attraverso il calcolo dell'età degli strati, del loro spessore, della profondità, rapportati al tasso di compattazione che la scienza ben conosce".A certezze del genere dovrebbe aver condotto anche la localizzazione dei reperti archeologici in laguna, di epoca romana e preromana che si trovano a un metro e mezzo o due sotto l'attuale livello.

"Direi in modo parziale e solo per i tempi storici. In laguna è possibile trovare reperti della stessa epoca a profondità diverse. Risentono di situazioni locali differenziate, se vicino passava un fiume o un canale, se i sedimenti immediatamente sottostanti erano in grado di sopportare i carichi. Forniscono indicazioni interessanti di carattere storico ma non incontrovertibili. Riscontrare la presenza di pavimentazioni romane molto al di sotto dell'attuale livello della laguna è certamente interessante. Ma non ha nulla a che fare con le investigazioni ed i calcoli necessari per una precisa determinazione dei tassi di subsidenza geologica".

E quella antropica, causata, cioè, dagli uomini di Marghera, che hanno commesso un reato di cui nessuno mai potrà risarcire la città?

"La sua valutazione e la sua misurazione sono state piuttosto semplici. Grazie alla precisione delle informazioni derivanti dall'esame delle carote del Venezia 1 è stato possibile mettere a punto un modello matematico a mezzo del quale operare sulla base di precise, semplici leggi fisiche traducibili come "se si tolgono pressioni idrostatiche dal sottosuolo quello che vi sta sopra si abbassa". E' sulla base di questi studi che si è arrivati alla chiusura dei pozzi estrattivi di Marghera, così la situazione altimetrica è decisamente migliorata".Andiamo ancora giù?

"Poco, poco".Ed il mare va su?.

"Continua a crescere ma con tassi variabili".

Marghera è stabile?

"Si".

Chi scende ancora?

"Cavallino, Treporti, le barene della laguna nord e quelle della laguna sud".

Augusto Pulliero

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