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Un inquietante racconto di Elio Salviato
dove la vela gonfia nella calma piatta
conduce Berta 
nella Sacca delle Case,
nei luoghi dove scorreva l'antico Brenta...

sabato 12/10/2013 14.22
Ad un anno dalla scomparsa del compianto amico Elio, lo voglio ricordare con un altro suo racconto che incredibilmente ho trovato proprio ieri. E' un racconto che Elio ha scritto quando ancora aveva la barca a Tessera e sulla "Berta" montava una vela diversa: penonsin ceeste e strissa nera appunto.

Diego Callegaro


Penonsin ceeste e strissa nera

Primi di Maggio, mattino. Esco dal canale di Terzo con un po’ di fatica: l’acqua sta ancora montando. Fa ormai caldo, anzi afa, molta afa e c’è tutto intorno una densa foschia che nasconde i contorni della Palude del Monte.

Non c’è essere umano in giro, sono solo. Depongo i remi, getto l’ancora e me ne sto in piedi a proravia pensieroso perché avverto una strana sensazione nell’aria. Guardo l’acqua: è limpida e calma; annuso il vento: zero!

Poi, dopo un po’ di perplessità mi appresto ad armare comunque la barca. Quindi alzo l’albero, metto il timone, scotta, trozza, borina, drizza e su…!

Sono ancora chino a regolare il caricabasso che… Whrraap! La vela riceve un violento scossone che fa rollare la barca tutta.

Istintivamente annuso ancora il vento: non c’è proprio. Osservo però la che la vela fileggia molto e noto che stranamente la parte alta è tutta nera come se la striscia scura si fosse dilatata incorporando, fagocitando, il grande penonsin celeste.

Sto cercando ancora di capire che … Whrrraaap! Di nuovo con maggior violenza di prima, gran rollio e nervoso sbattere di tela.

Con evidente apprensione salpo l’ancora e corro al timone giusto in tempo che la vela comincia a portare, a portare con sempre maggior forza ed io non so far altro che assecondarla.

Adesso sono seduto sulla nerva, timone e scotta rovente saldi in mano, vengo tirato, anzi strappato via con impeto. E, la tela ora è gonfia quasi fino allo strappo, ha un aspetto inquietante: sembra tutta nera con una nuvoletta grigia che l’avvolge al vertice e la domina.

Sbandatissimo con l’acqua dagli ombrinali, albero e antenelle curvi, drizza e manovre tutte tese allo spasimo, non sono io che governo la barca.

Tra la nebbia intravedo la sagoma di Buel del Lovo che mi sfila a sinistra; in Sacca delle Case il timone urta e striscia sui resti di antiche fondamenta romane.

Sono letteralmente attonito, teso, ipnotizzato.

Finchè poi, improvvisamente, nei pressi di Carbonera tutto cessa, la tela si sgonfia, la barca da sbandata  si raddrizza e dopo un breve abbrivio si ferma dolcemente. Contemporaneamente la densa foschia che prima tutto avvolgeva si dirada e un tiepido sole fa capolino fra alti e radi strati di cirronembi. Ancora un po’ guardingo mollo piano piano scotta e ribolla e guardo in su: la mia vela è tornata bianca con il grande e rasserenante penonsin celeste mentre la striscia nera sotto è ritornata opaca come sempre e quasi non si nota proprio.

Ma cosa era successo? E quanto era durato? Secondi, minuti?

Un’onda provocata da un taxi in transito nel vicino canale di Tessera fa ballare dolcemente la “Berta” e mi riporta alla realtà.

Elio Salviato  

  

 


motta San Cipriano da terra


da
«Archeologia della laguna di Venezia: 1960-2010»

  

La barena e la palude della Sacca delle Case è nota in cartografia fino al secolo XIX; 

attualmente è parte della Sacca dei Ciossi e si trova in condizione lagunare, mentre un tempo si trovava all’interno dell’area continentale. 
Inoltre, l’area, dall’epoca
pleistocenica, poggia su un vasto terrazzo di sabbie e arenarie, identificabili come i resti di un dosso originato dai depositi fluviali, di oltre dieci metri di profondità, portati da

un Brenta che in quell’epoca correva lungo l’attuale dosso di Campalto fino a raggiungere l’area altinate, dove deviava verso sud-est. 
[...] 
Il rilevamento
delle strutture è stato effettuato durante i brevi periodi di marea eccezionalmente bassa. Questo evento, derivante da una combinazione particolare di fenomeni meteorologici e

astronomici, si verifica solo due volte l’anno, nei mesi di Gennaio e Febbraio, per una durata di circa 30-40 minuti
Per questo motivo il
lavoro di rilievo nell’area di Sacca delle Case

è durato una decina d’anni. 

[...]

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In ricordo di Elio Salviato,
paròn di «Berta»
[...] Da quel momento
 fu solo mare, brezza, cielo [...] 

                                                                                                                                           byRevi 14.10.2013