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home  > Lettera aperta in difesa della banchina del Polo Nautico - rassegna stampa sul tema
   
IL GAZZETTINO

Mercoledì, 19 Giugno 2002

PARCO ACQUEO
Il banchinamento 
in Seno della Sepa piace 
al coordinatore di Adola


(S.T.) A Adola il muraglione piace. Dopo le polemiche avviate dal comitato "La Salsola", dalla Lipu, dal Wwf, dai Vas, dalla Legambiente, contro il banchinamento che Magistrato alle acque e Consorzio Venezia Nuova stanno realizzando nel Seno della Sepa, un'opera giudicata sproporzionata e dal pesante impatto ambientale, il coordinatore di Adola , Vittorio Resto, ha mandato al Comune, alla Provincia, al Magistrato e al Consorzio, alle associazioni ambientaliste e agli organi di stampa una lunga nota con la quale si difende l'opera, giudicata essenziale per il Polo Nautico, parte fondamentale di quell'idea di Parco acqueo per la quale Adola è nata.

Resto ricorda che grazie al Parco acqueo, ideale prosecuzione in laguna del Parco di San Giuliano, «600 ettari di laguna diventano di colpo un luogo della città dove già da ora è piacevole trascorrere il tempo libero e fare sport». Un luogo dove ci si può riavvicinare alla natura lagunare e praticare le attività nautiche difesi da traffico acqueo dirompente e moto ondoso. «E l'opera - sottolinea Resto - che materialmente permetterà l'accesso alla laguna ai veneziani di terraferma è proprio quel manufatto in pietra bianca che sta prendendo forma in Seno della Seppa».

Un'opera, precisa Resto, disegnata nel '98 dal progettista del Parco, Di Mambro, in accordo con le associazioni nautiche di Punta San Giuliano le cui osservazioni sono state tutte accolte (moli a pettine, posti barca ridotti da 400 a 150, accesso proibito all'acqua alle barche a motore). «Il lavoro che a San Giuliano - conclude dunque il coordinatore di Adola - in particolare nell'ultimo periodo stanno portando avanti Magistrato alle Acque, Comune, Provincia, Consorzio Venezia Nuova, a nostro giudizio non può che meritare il ripetto e l'incoraggiamento di coloro che hanno a cuore le sorti della gronda e della laguna».

IL GAZZETTINO

Domenica, 9 Giugno 2002

SAN GIULIANO La protesta delle associazioni ambientaliste per i lavori del Consorzio Venezia Nuova
«Troppo marmo sulle rive del parco»
Mezzo chilometro di pietra bianca per la banchina di fronte al Seno della seppa

Come al Lido e a Pellestrina, così anche in Terraferma cittadini e associazioni si mobilitano contestando la pesantezza ambientale degli interventi affidati al Consorzio Venezia Nuova. È il caso, adesso, delle opere di banchinamento in corso di realizzazione nel margine lagunare del Parco di San Giuliano , che il Comitato di Campalto "La Salsola", la Lipu, il Wwf, i Vas, la Legambiente Veneto denunciano come una seconda Torcello, ricordando i pesanti lavori bloccati l'anno scorso in un delicatissimo contesto ambientale e finiti al centro di un'indagine della Magistratura.
«Piuttosto che un manufatto da inserire in un ambito paesaggistico caratterizzato dal contesto di zona umida lagunare - scrivono in un documento le associazioni - sembra il primo atto di un'opera portuale con forme e dimensioni standardizzate e più consone per quella nautica da diporto, con motori e scafi di rilevanti dimensioni e potenze, assolutamente estranea alla nautica lagunare storicamente conosciuta».L'opera, aggiungono le associazioni, annulla la morfologia dei margini lagunari. «Si è preferito - denunciano infatti - realizzare un banchinamento perfettamente rettilineo di oltre 500 metri, con un manufatto in elevazione verticale di altezza rilevante (ben 2 - 3 metri)». L'opera viene definita «sproporzionata», il contrasto cromatico tra il paramento in pietra bianca e il margine delle barene «stridente», il bordo lagunare viene «banalizzato e privato degli elementi di raccordo e di correlazione con la componente naturale, resa irriconoscibile come parte del paesaggio della laguna».
Accedere alla laguna, sottolineano le associazioni, diventerà difficile, cadervi dentro pericoloso, sul piano biologico - naturalistico l'intervento è incompatibile con l'ecosistema naturale. Il tutto, avvertono, in un Sito di interesse comunitario all'interno del quale fin dal 1977 ogni intervento andava sottoposto a una "valutazione di incidenza" per verificarne la compatibilità col delicato tessuto naturale. Per le associazioni, anzi, non appare chiara la ragione per cui tutto il progetto del Parco, che prospetta la realizzazione di estese aree urbanizzate e chilometri di banchinamenti sul bordo lagunare, accompagnati da attrezzature e infrastrutture, non sia stato sottoposto alla Valutazione di impatto ambientale.
Per tutte queste ragioni, le associazioni chiedono al Magistrato alle Acque, che sovraintende ai lavori di marginamento, e al Comune, che si occupa della realizzazione del Parco, un urgente incontro congiunto «per illustrare e motivare le modalità esecutive dell'opera e per valutare osservazioni, perplessità e riserve».
Silvio Testa

LA NUOVA VENEZIA

Venezia, domenica 26 maggio 2002

LA POLEMICA

Una darsena nel Seno
della Sepa? E' allarme

 

m.ch.

MESTRE. «Piuttosto che un manufatto da inserire nella zona umida lagunare su cui si affaccia, sembra il primo atto di una opera portuale con forme e dimensioni più consone per la nautica da diporto, con motori e scafi di rilevanti dimensioni e potenze». Gli ambientalisti lanciano l'allarme sui lavori del Magistrato alle acque e del Consorzio Venezia Nuova sul margine lagunare del Parco di San Giuliano. Il comitato per la difesa dell'ambiente «La Salsola» di Campalto, la Lipu e il WWF di Venezia, Verdi Ambiente e Società e Legambiente Veneto hanno denunciato i loro timori sui lavori nel Seno della Sepa, anche al Ministero dell'Ambiente e all'Unione Europea. «Molte le analogie strutturali con il progetto già avviato e fortunatamente sospeso a Torcello - scrivono gli ambientalisti - ugualmente concepito con criteri che non hanno considerato nè le tipologie edilizie dell'ambito lagunare e neppure i valori naturalistici». Le associazioni denunciano poi la mancanza di una verifica di impatto ambientale per gli interventi nell'area di 700 ettari del Seno della Sepa, «dichiarata come sito di interesse comunitario» e sollecitano interventi amministrativi sulla «baraccopoli che si affaccia sul canale di San Giuliano - si legge - anzi da qualche giorno si assiste a lavori di ammodernamento e consolidamento di varie strutture, incompatibili in quel contesto paesaggistico».
Nel loro documento, le associazioni ambientaliste e il comitato di Campalto chiedono quindi un incontro urgente al Magistrato alle acque e al Comune di Venezia per discutere degli interventi in corso e valutare perplessità e riserve.

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