CIRCOLO VELICO CASANOVA

P.ta San Giuliano - Mestre Venezia

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Martedì, 14 Maggio 2000

PRENDIAMO ESEMPIO DAL TAMIGI
di Paolo Lanapoppi *
 
Tanto per cominciare: c'è una sola autorità, la Port of London Authority, che regola tutto il traffico acqueo sul Tamigi nella zona di Londra e in quelle circostanti. Essa ha messo a punto un regolamento: sono 19 regole, che includono anche la legislazione internazionale sulla navigazione (precedenze, luci, casi particolari). Il regolamento è incluso in un volumetto che viene pubblicato con disegni e illustrazioni. Ogni utente del Tamigi è obbligato a conoscerlo.

Ma c'è di più. Per i diportisti, l'Autorità ha prediposto un altro libretto, ancora più agile. «Guida del diportista per la navigazione sul Tamigi»: 46 semplici pagine, chiare e corredate da molte illustrazioni. È ricco di «consigli pratici» che riassumono anche regole riguardanti i segnali acustici e luminosi.

Infine, una notizia che interessa i veneziani: su tutte le acque in questione c'è un unico limite di velocità: 8 nodi (circa 15 chilometri all'ora). Ma si aggiunge: «Anche a otto nodi molti scafi possono creare un moto ondoso inaccettabile e per essi vale l'obbligo di ridurre ulteriormente la velocità nelle vicinanze di mezzi più piccoli, per garantire che nessun danno a persone o cose possa essere causato da onde eccessive». La pena è una multa fino a otto milioni di lire.

Chi sia mai capitato in barca dalle parti di Sant'Elena, del canale della Giudecca, di Murano o di Tessera non potrà che pensare a quanto si arricchirebbero le casse degli enti locali se una simile misura fosse adottata anche dalle nostre parti. E vien da chiedersi quali misure l'Autorità avrebbe adottato se sulle rive del Tamigi soregessero case e palazzi del valore storico e artistico di quelli veneziani.

Ormai sappiamo tutti che Venezia è abbandonata all'arbitrio di piccoli e grandi pirati dell'acqua e della strada. Che si è trasformata nel regno della volgarità, dell'incuria e del pressapochismo. Che la polizia non osa entrare al Tronchetto e che le ragioni commerciali, di un piccolo commercio miope ed egoista, hanno rovinato una città che non è più vivibile.

Però i cittadini hanno il diritto, forse il dovere di insistere. A quando, caro Magistrato alle acque, caro Comune di Venezia, cara Capitaneria di porto, la pubblicazione di un libretto che almeno sulla carta lanci un segnale di attenzione ai problemi del traffico acqueo? Si avrebbe almeno l'illusione che la laguna non è proprio completamente abbandonata a se stessa.

* Presidente di Pax in Aqua

 
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