CIRCOLO VELICO CASANOVA

P.ta San Giuliano - Mestre Venezia

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Sabato, 2 Settembre 2000
Esasperati dal crescente imperversare dei motoscafi in concomitanza con la Mostra hanno improvvisato un corteo di imbarcazioni davanti alla riva degli Schiavoni
Gondolieri, basta moto ondoso
"In queste condizioni non riusciamo a garantire la sicurezza dei passeggeri"
Protesta spontanea, dettata dall'esasperazione, ieri pomeriggio da parte dei gondolieri del Danieli, per l'incessante moto ondoso che trasforma il Bacino di San Marco in un mare impazzito. Nel cuore delle memorie storiche della città, dove basterebbe un vigile di cartone per riportare una parvenza d'ordine, la totale assenza di qualsivoglia controllo trasforma taxi, lancioni Gran Turismo e mezzi Actv in vere barche da pirati, indifferenti a tutto se non al correre sempre più forte.I ferrei controlli garantiti in occasione della Mostra del Cinema dal prefetto, Vincenzo Barbati, non si sono notati, e ieri i gondolieri non ci hanno visto più, e per mezzora, coi colleghi del Molo a dare manforte, hanno improvvisato un carosello di gondole davanti alla riva degli Schiavoni, dopo aver avvisato i carabinieri.Le forze dell'ordine come per incanto allora si sono viste: carabinieri, appunto, polizia, vigili urbani. E come per miracolo, tutti hanno cominciato ad andare piano («Se fossimo in Sicilia li chiamerebbero "omminicchi"» ironizzava un gondoliere), e lentamente il moto ondoso s'è calmato. Placato no, perché come in un mare dopo la tempesta la risacca è destinata a durare a lungo, così l'onda in Bacino non si quieta mai. «Ma per noi questo è un olio», gridava un altro gondoliere, come in ascensore sulla poppa della sua gondola.

«Stamattina è venuto un pontone da 25 tonnellate per piantare le paline, e neppure su quello si riusciva a restare in piedi», racconta esasperato Franco Mazzon, uno dei bancali dello stazio. «I marmi della riva stanno venendo giù dappertutto, San Giorgio sta crollando - aggiunge Roberto Orio, un altro gondoliere - ma nessuno fa nulla. Per qualche tempo è venuta una barca fissa dei vigili - spiega ancora - e a qualcosa serviva, poi è cambiata l'amministrazione e non s'è più vista».

Un gondoliere racconta irato d'essere costretto a cambiarsi due paia di pantaloni al giorno, perché sono sempre bagnati. «Tòca, tòca» dice, indicando le braghe fradice. Un altro racconta che la sera non riesce neanche a fare i ponti per tornare a casa, da tanto gli dolgono le gambe. «Ma il vero problema è di sicurezza - aggiunge ancora Orio -: non trasportiamo mica patate, ma persone»!

Tutti i gondolieri battono sul tasto dei controlli. «Ci sono regole di navigazione, di potenze, di stazze, ma nessuno rispetta nulla - accusa Roberto Vedova, un altro dei "pope" del Danieli - e la città viene giù! Da operatore e da cittadino a questo punto vorrei che qualcuno ci dicesse chiaramente che non interessa nulla a nessuno, che almeno ci mettiamo il cuore in pace e ci adeguiamo».

Cessata la protesta, pian piano lo spiegamento di forze dell'ordine s'è dissolto, e tutto in breve è tornato alla "normalità". «Ohe, ohe, eviva, varda» è stato il commiato dei gondolieri al cronista che s'allontanava, mentre un'ondata potentissima scagliava i ferri delle gondole almeno un metro e mezzo oltre il ciglio della riva...

Silvio Testa

 

 

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