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Martedì, 13 Giugno 2000

 
Moto ondoso, danni per centinaia di miliardi
Gli interventi sempre più consistenti a difesa della città sono la conferma dell’estrema gravità della situazione determinata dai motori
 
Un bollettino di guerra. Una Caporetto. 
Fare un elenco puntuale dei danni provocati in città e in laguna dal moto ondoso è praticamente impossibile, perché ormai le segnalazioni e i crolli sono quasi quotidiani e soprattutto perché le autorità, che ormai da tempo hanno innalzato bandiera bianca sul fronte dei controlli e della prevenzione, ne prendono atto come un dato di fatto e vi commisurano i loro progetti.

Quello di Torcello (28 miliardi il costo del primo lotto) è solo l'ultimo esempio, quello che più ha colpito l'opinione pubblica per la sua incommensurabile pesantezza rispetto alla delicatezza dell'isola, ma quanti altri lavori così si contano da parte del Magistrato alle acque o di Insula?

Alle Zattere e alla Giudecca, ad esempio, è in corso da anni un banchinamento praticamente di tipo portuale, la cui conclusione è prevista nell'aprile dei 2001. Lavori certo necessari, ma commisurati all'autostrada acquea che ormai è il canale della Giudecca. Costi miliardari (l'intervento complessivo supererà i 40) per risanare le mille ferite per impedire le quali finora non s'è trovata altra difesa che calare rugginose muraglie di palancole, col placet della Soprintendenza.

Palancole alla Giudecca, dove negli anni si sono registrati ripetuti crolli, palancole ai Gesuati, ai Saloni, alla Salute. Palancole sulla Riva degli Schiavoni, alla Partigiana, dove le fondamente sono crollate, dove addirittura nell'aprile del '97 una signora è caduta in una voragine apertasi nel terreno davanti ai Giardini. 
È destino che anche qui vengano fatte banchine portuali? E anche a San Giorgio, dove è già crollato un tratto della dighetta e dove la torre ovest della darsena sta scivolando verso il Bacino?

E la città? È un crivello. A dicembre del 1990 chiude Rio Novo. «Abbiamo fatto delle riprese subacquee: il quadro che ne emerge è drammatico tante sono le voragini che si sono aperte in entrambe le rive», dichiara all'epoca l'assessore ai Lavori pubblici, Benito Perinato. Dopo quasi 7 anni di lavori, e 7 miliardi di spesa, il rio viene riaperto, per tornare l'autostrada dei taxi. Vedere per credere: quanto durerà?

Alla sua imboccatura, rischia il crollo Ca' Foscari, chiusa all'attività didattica nel '95 e tuttora sotto restauro. Un intervento da quasi 30 miliardi. Rio Novo è stato chiuso nel '90? Nel '92 ha cominciato a cedere un palazzo al ponte Rosso, lungo rio dei Cereri diventato per taxi e topi la strada alternativa. Ironia della sorte, i dodici condomini sono stati condannati per aver omesso di eseguire lavori in un edificio a rischio di crollo.

È andata meglio ai sei proprietari di un palazzo sul rio dei Greci, che ha accentuato i suoi guai nel '94, con l'apertura del rio a due sensi di marcia. Rinviati a giudizio dopo un esposto in pretura contro il moto ondoso (!), sono stati assolti, pur avendo dovuto pagarsi i lavori di restauro.

I problemi e i crolli si susseguono dappertutto: in rio della Pietà, con l'installazione dei "soliti" casseri a tutela dei palazzi; nel rio della Maddalena, per un periodo chiuso al traffico; a San Moisè, coi gondolieri sul piede di guerra; nel canale di San Lorenzo rischia di venire giù palazzo Cappello, nel rio de Noal (che il vicesindaco, Michele Vianello, ha riservato ai soli taxisti) si apre una voragine sotto palazzo Gussoni Grimani, nel rio della Fava crolla la fondamenta. Nel dicembre 1996 il rio delle Galeazze è stato aperto ai taxi, dopo anni di "trattamento" da parte dei mezzi Actv: nel 1998 è stato casserato (come la fondamenta interna all'Arsenale), nel 1999 chiuso al traffico.

Il problema, non riguarda solo Venezia. Al Lido per il rischio di crolli è stato evacuato il Municipio, mentre al Cimitero è stato speso circa 1 miliardo dal Magistrato alle acque per rinforzare la cappella del Codussi. Due miliardi sono stati spesi nel Naviglio Brenta dal Genio civile, mentre il Consorzio Dese Sile denuncia che la sicurezza idraulica della Terraferma è messa a rischio dal dissesto, causa moto ondoso, degli argini del Silone. Dove può, il Magistrato alle acque cala a protezione delle barene palizzate tipo Fort Apache (Sant'Erasmo), o erge, a difesa delle valli, bianche scogliere di Dover di pietrame.

Diciamo 400 miliardi? E non è finita...

Silvio Testa

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