CIRCOLO VELICO CASANOVA

P.ta San Giuliano - Mestre Venezia

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sabato 29 luglio  2000
 

Vendevano vongole alla diossina
Denunciati 10 pescatori a Chioggia
L'accusa: associazione a delinquere
CIBI AVVELENATI

di Giorgio Cecchetti

VENEZIA. Associazione a delinquere, ricettazione, falso. Reati gravi contestati solitamente a criminali incalliti, riciclatori di denaro sporco. Questa volta, invece, gli indagati riciclavano i caparozzoli sporchi, meglio avvelenati. E' un'operazione dei carabinieri del Nas a Chioggia.

Naturalmente è stato contestato anche il reato di commercio di sostanze alimentari nocive. Grazie ad una vera e propria organizzazione ramificata, almeno secondo le accuse del pubblico ministero di Venezia Luca Ramacci e dei militari del Nucleo antisofisticazioni di Treviso, sulle tavole venete e su quelle di migliaia di italiani sarebbero finite decine di tonellate di vongole veraci non depurate, pescate in laguna e mandate direttamente sui banchi dei mercati del pesce di mezza Italia (la legge prevede quella che in termini tecnici si chiama stabulazione, cioè il permanere in acqua marina corrente per un giorno).

Non solo: a pescarle sono in grande maggioranza abusivi e buona parte dei caparozzoli sono raccolti da loro in zone della laguna in cui la pesca è vietata a causa del pesantissimo inquinamento industriale. Si tratta soprattutto delle aree intorno alle fabbriche di Porto Marghera e Fusina, dove le analisi del pesce e dei molluschi hanno messo in luce la presenza di diossina, idrocarburi, mercurio, piombo e altri metalli pesanti.

Una cinquantina di carabinieri hanno perquisito ieri una decina di indagati, tutti chioggiotti: buona parte pescatori professionali e abusivi, che con la connivenza di alcune società che gestiscono i centri di depurazione e di spedizione dei moluschi, sono riusciti a mettere in commercio in tutta Italia le vongole veraci avvelenate. Ma c'è voluto anche l'appoggio di una tipografia di Chioggia: il sospetto è che abbia stampato i moduli con timbro falso per consentire il trasporto dei molluschi, evitando i controlli.

L'indagine è cominciata sette mesi fa, quando è stato denunciato il furto dagli uffici del Servizio veterinario dell'Unità sanitaria di Chioggia di un timbro, quello che dà il via libera ai caparozzoli se è piazzato sotto il documento che certifica la zona di raccolta, di depurazione e stoccaggio. Con il timbro rubato e i documenti di viaggio fasulli l'organizzazione faceva ciò che voleva: i pescatori abusivi raccoglievano le vongole veraci in zone proibite (sotto le fabbriche di Marghera, tra l'altro, l'acqua è più calda e i molluschi sono più grossi e crescono più velocemente); al ritorno venivano consegnate a chi si occupava di stoccarle e preparale per la vendita nelle classiche retine; le confezioni venivano sigillate con la fascietta con timbro Ulss, naturalmente falsa; quindi partivano per i mercati con documenti d'accompagnamento apparentemente regolari in realtà anch'essi fasulli.

Quando sono intervenuti i carabinieri, ieri, hanno trovato la documentazione fasulla di accompagnamento per duemila quintali di vongole veraci sul piede di partenza. «L'indagine - spiegano i militari dei Nas - ha messo in evidenza anche l'allarmante fatto che i prodotti ittici sono pescati in quantità giornaliere enormemente superiori ai limiti stabiliti dalle norme, danneggiando in modo irreparabile le risorse ittiche lagunari»


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