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Il racconto 

dell'avventura

(13 - 23.7.04)

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RAID FINLAND 2004

QUATTRO “VENEZIANI” AL NORD

il CVC sulle orme dei Vichinghi - pag. 1

 

protagonisti:  Roberto Ginetto

                        Giulio Olivotto

                        Vincenzo Ciminale

                        Claudio Trentin

Guida virgiliana ed esempio vichingo: L’ Uomo di Marmo



2459 chilometri dice la “Via Michelin”.

Martedì 13 Luglio, la partenza è fissata per le 14,30 da Padova.

Roberto ed io incontriamo Vincenzo e Donna in autostrada al MottaGrill di Padova Ovest. Un veloce carico dei bagagli e Donna rientra in città mentre noi tre iniziamo la nostra avventura di Raid Finland 2004.

Il quarto uomo dell’equipaggio, Giulio, ci raggiungerà direttamente in Finlandia ad Helsinki.

 

La strada è lunga ma ci daremo il cambio. Ci aspettano 24 ore di guida fino a Stoccolma dove abbiamo il traghetto per Turku, la seconda città finlandese e la più antica – era la vecchia capitale. Situata sulla costa occidentale, è la più vicina alla Svezia ed anche al punto di inizio del raid.

Attraversiamo Austria, Germania, Danimarca e Svezia. Il tragitto ha un po’ il sapore dell’ “on the road” americano. 
L’euro da questo punto di vista aiuta. E’ una gran comodità non dover cambiar valuta ad ogni confine e ti fa sentire più continente Europa.

Il viaggio è scorrevole, non c’è molto traffico, ci alterniamo alla guida ogni 4 ore circa e rispettiamo fortunatamente i tempi di percorrenza programmati.

Verona, Brennero, Innsbruck, Monaco, Norimberga,Wuerzburg, Hannover, Amburgo, Copenaghen, Malmo, Stoccolma

L’Europa scorre dai finestrini alternando montagne e colline, fiumi, aree industriali e città, campi di frumento e colza, vigneti e luppolo fino alle foreste ed ai laghi svedesi.

 

Attraversiamo il ponte sull’ Oresund tra Copenaghen e Malmo: un’opera davvero grandiosa. 

Per fortuna il nostro Presidente del Consiglio ci ha pensato ed a breve avremo anche noi il nostro bel ponte sullo stretto. 

Arriviamo a Stoccolma nel pomeriggio del 14 Luglio, in Francia se non sbaglio è festa nazionale! 

Forse la stanchezza o la segnaletica non proprio efficace ma ci perdiamo un po’ e per raggiungere il porto terminal del ferry che ci porterà in Finlandia siamo costretti a qualche giro vizioso. Per fortuna abbiamo un po’ di tempo, l’imbarco è alle 20,00. Trovato il posto ci restano un paio d’ore per visitare il centro città. Peccato piova.

Si va! Imbarchiamo in orario. 

Il traghetto è grande e confortevole – per fortuna visto che non abbiamo trovato disponibilità di cabine – e passeremo la notte in poltrona Roberto ed io mentre Vincenzo si sistema in una sala conferenze messa a disposizione per materassini e sacchi letto.

Buono e conveniente il self service con sala pranzo panoramica di cui approfittiamo per cena e colazione.

La notte scorre tranquilla salvo il rumore delle slot machine in sottofondo. Fuori si alternano piovaschi e sereno. Ho detto notte ma lo è solo per l’ora. Più avanziamo verso nord e meno intenso è il buio. Siamo in un lungo crepuscolo dalle 11,00 alle 2,00.

La rotta è uno spettacolo; la nave si muove come danzando attraverso migliaia di isole, isolette, scogli di tutte le dimensioni. Il tratto di mare aperto è veramente breve. Per il resto si avanza più o meno lentamente, si vira, ci si ferma quasi a ridosso di uno scoglio e si inverte la rotta, si vira sul posto. 
Una meraviglia di perizia di governo.

 

All’arcipelago delle Aland si sosta. Masnade di ragazzini svedesi con tenda e zaino e birra acquistata al duty-free del ferry scendono ed altrettanti finlandesi salgono. Le Aland sono evidentemente meno severe nelle restrizioni sulle bevande alcoliche.

Nella sala del ponte centrale la rotta è segnata su una carta da una serie di punti luminosi che si accendono all’ avanzare della nave. Siamo prossimi all’ arrivo. Si cambia ora sull’orologio - sono le 6,00 – la Finlandia è un’ora avanti.

Scendiamo dal ferry velocemente, Turku (Abo in finlandese) ci accoglie pulita e ordinata ed al momento addormentata, vista l’ora. Decidiamo di proseguire verso il luogo di raduno del raid visto che non conosciamo le strade e non sappiamo esattamente quanto ci metteremo.

Siamo arrivati un giorno prima rispetto alla data effettiva di inizio della competizione per provare la barca che abbiamo noleggiato.

Per strada ci fermiamo in uno store per acquistare degli stivali visto che stupidamente, per viaggiare leggeri, non li abbiamo portati. Il tempo infatti non è dei migliori con continui piovaschi. L’idea di una giornata di pioggia continua da passare in sandali non ci attira. La temperatura poi non è proprio elevata almeno al mattino e la sera.

Per fortuna poi avremo solo una notte ed un giorno di pioggia in tutto.

 

Raggiungiamo Pohja, la località d’inizio raid, verso mezzogiorno. Non c’è ancora nessuno e decidiamo di mangiare qualcosa. Sfortunatamente siamo un po’ “in anticipo”, è giovedì 15 e l’unico locale del paese, una pizzeria, aprirà domenica. Comunque troviamo sul retro del supermercato un posticino che fa insalate. Siamo salvi!

Mentre mangiamo siamo raggiunti ( è l’unico locale) da tre personaggi che non ci abbandoneranno più fino alla fine della manifestazione. Sono il team americano! 

Con loro ci spostiamo poi nell’insenatura dove si stanno ormai varando le imbarcazioni.Troviamo così Milli e Osla, le due barche gemelle delle Shetland, che sono state noleggiate per il raid. Milli sarà la nostra e Osla per gli americani. 

Prime perplessità: la barca ha delle belle linee da nave vichinga ma è chiaro che non ha mai veleggiato ed è stata armata in fretta e furia senza molta cognizione di causa. E poi lo spazio a bordo è veramente poco. Dove metteremo i bagagli? Oltretutto si dimostra uno scafo molto, molto instabile.

Non ci perdiamo d’animo; risolto il problema bagagli alleggerendoci al massimo e lasciando molte cose nella macchina, concordando che un po’ di cose verranno trasportate dalle barche appoggio, ci concentriamo sulla preparazione delle barche. L’albero c’è ma il sistema escogitato per la drizza ci lascia impietriti.

Troviamo in prestito un trapano, alcuni attrezzi sono in barca, il coltellino svizzero c’è e ci apprestiamo quindi al lavoro di adattamento alle nostre esigenze.

 

Ci raggiunge nel frattempo Giulio, che proviene da Helsinki ed insieme si procede alle modifiche che ci sembrano indispensabili. Per fortuna l’armo è al terzo e siamo avvantaggiati

Gli americani osservano e copiano.

Prepariamo borina, caricabasso, alabasso; la drizza della randa è una cimetta che fa tenerezza a guardarla: la sostituiamo, ma è troppo corta, dobbiamo fare una prolunga non avendo altra cima.

Vela ed albero sono enormi, mancano i terzaroli che prepariamo. Non c’è una trozza, la costruiamo.

L’albero è fissato al trasto con una ganascia, ma i fermi non entrano; dobbiamo allargare i fori. La scassa è avvitata sul paramezzale ma non profilata per adattarne l’angolo. Fissiamo per sicurezza con una cima l’albero al trasto e Giulio costruisce delle pennole con il coltellino svizzero per fissare la scassa.

Alla fine di tutti questi lavori siamo pronti per sperimentare il comportamento velico. 

Sorpresa!! La barca fa acqua

L’acqua entra un po’ dappertutto senza ritegno, è un aspetto che non risolveremo.

Navigheremo sempre un po’ bagnati. Per fortuna c’è una bella pompa che in pochi minuti riporta l’umidità sotto i paglioli. La useremo spesso, mattina, pomeriggio e sera ed a volte anche in navigazione.

Usciamo dall’insenatura a remi ed alziamo la vela. L’effetto esteticamente è spettacolare, ma il comportamento ci lascia un po’ perplessi, si balla.. molto. Ogni movimento a bordo provoca reazioni impreviste. Il timone poi è una chicca, una specie di cucchiaino che solletica l’acqua.

Per virare bisogna pensarlo per tempo, crederci fermamente…. ed  aiutarsi col remo.

Ma con andatura portante è un’altra storia, si vola… basta stare ben fermi, bassi sul fondo, con il sedere un po’ umido, ma tant’è…. e fare attenzione che l’onda da motoscafo che provochiamo non entri dalle fiancate, un po’ troppo basse per una barca a vela. 

Adrenalina pura!

Rientriamo.

 

 [Claudio Trentin - prima parte]

pag. 2

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